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SEMINI DURO AL NORD SE…

Le condizioni per scegliere di coltivare il frumento duro e avere successo

Quali sono le condizioni da rispettare per un cerealicoltore del Nord Italia che volesse lanciarsi sulle semine di frumento duro? Lo abbiamo chiesto ai rappresentanti di due Università, quella di Torino e quella di Foggia, la prima localizzata in una delle regioni settentrionali più rilevanti per la produzione di frumento tenero, la seconda localizzata nell’areale del cosiddetto “granaio d’Italia”.

3 condizioni per seminare duro al Nord

E’ Massimo Blandino, Professore associato del DISAFA dell’Università di Torino, a elencarci le tre condizioni che dovrebbero verificarsi affinchè la scelta di seminare frumento duro al Nord possa portare al successo.

Ci dice: “Il frumento duro può rappresentare una soluzione interessante per i cerealicoltori degli areali del nord Italia, ma richiede che si verifichino le seguenti condizioni: in primo luogo un differenziale di prezzo, che compensi la minor capacità produttiva rispetto al frumento tenero e in particolare a varietà panificabili e biscottiere di elevata capacità produttiva. Poi, la scelta di varietà tolleranti la fusariosi della spiga e le malattie fogliari, in particolare il complesso della septoriosi , abbinata a una tecnica agronomica e soprattutto a programmi di difesa fungicida in grado di minimizzare i rischi sanitari e produttivi, anche nelle primavere più piovose. Infine, il raggiungimento di buoni contenuti proteici e, quindi, un’attenzione nell’applicazione delle strategie di fertilizzazione, al fine di soddisfare i requisiti posti dai contratti di filiera con l’industria pastaria.

Non farsi illudere dai terreni più fertili

I cerealicoltori delle regioni del Nord potrebbero essere attratti dalla coltivazione del frumento duro, in alternativa al tenero, considerando l’elevata potenzialità produttiva diffusa in diversi areali. Ma è doveroso chiedersi se questo alto potenziale possa esimerli dalla necessità di investire in adeguate cure colturali, per portare a casa i risultati.

Ce lo conferma Michele De Santis del DAFNE dell’Università di Foggia, che ci spiega: le rese del frumento duro in areali con maggiori livelli di produttività potenziale possono rappresentare una scelta alternativa valida al tenero, tenendo anche conto della storica maggiore quotazione di mercato, seppur in calo. Tuttavia, per poter assecondare tale spinta produttiva è importante adeguare anche la pratica agronomica, in particolare con adeguati piani di nutrizione azotata (e non solo) che non limitino le elevate produzioni ottenibili e, soprattutto, non compromettano i livelli qualitativi con eccessive diluizioni di azoto in granella e bassi tenori proteici”.

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