Il convegno organizzato il 30 gennaio 2025 presso l’Università Statale di Milano, dal titolo “Stato della resistenza ai prodotti fitosanitari” è stata l’occasione per fare il punto sulle resistenze agli erbicidi nei nostri campi. Con l’aiuto di Maurizio Sattin, dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (IPSP – CNR) e del Gruppo Italiano Resistenza Erbicidi (GIRE), ripercorriamo le mappe delle resistenze aggiornate e gli aspetti su cui è più importante focalizzare l’attenzione nella lotta alle malerbe. Fondamentale, tra questi, è la gestione integrata delle infestanti, per cui le competenze e la professionalità sono da potenziare. La resistenza agli erbicidi, infatti, come ricordato al convegno, costa per l’intero sistema: per un agricoltore le misure curative con resistenza in atto comportano un costo medio superiore di 3-5 volte rispetto a quelle preventive.
La resistenza agli erbicidi
Cosa si intende per resistenza? Essa è la capacità naturale ed ereditabile di alcuni individui di una popolazione di sopravvivere ad una dose di erbicida che normalmente viene impiegata per controllarli. Riguarda, quindi, le specie bersaglio di quell’erbicida (quelle presenti in etichetta) ed è il risultato di un processo selettivo che è effettivamente guidato dagli erbicidi utilizzati.
Ma quali sono i fattori che influenzano l’evoluzione della resistenza e della flora infestante in generale? Tra questi troviamo la pressione di selezione, esercitata dall’impiego degli erbicidi, il numero e la densità di infestanti (più sono, più possono resistente), la frequenza iniziale di individui naturalmente resistenti e le caratteristiche biologiche della pianta e del seme come il sistema di riproduzione, la dormienza, la scalarità di emergenza.
La resistenza costa: monitoriamola!
Per agire contro la resistenza bisogna necessariamente sapere dove e come possiamo farlo. L’attività di monitoraggio, quindi, è fondamentale per gli agricoltori: dal 1997, infatti, il GIRE (Gruppo Italiano Resistenza Erbicidi) aggiorna una banca dati derivanti da screening di migliaia di popolazioni, per generare delle mappe di rischio.
Ma qual è ad oggi la situazione delle resistenze in Italia? Maurizio Sattin ci dice che sono 47 i biotipi resistenti identificati e che coinvolgono 31 specie infestanti, soprattutto monocotiledoni (18), di cui 14 Poaceae. Le regioni interessate sono 17 ed i meccanismi d’azione più utilizzati coinvolti nel fenomeno della resistenza sono 5. I sistemi colturali che presentano il fenomeno sono numerosi: riso, frumento, mais, soia, vite, uliveti, noccioleti, agrumeti, erba medica; i sistemi colturali sono quelli dell’agricoltura conservativa e anche delle aree non coltivate.
Osservando l’evoluzione cronologia del numero di biotipi e di specie resistenti in Italia, dagli anni ’70 ad oggi, si nota una divergenza: come emerge dal grafico di seguito, il numero di specie tende ad essere costante negli ultimi anni ma, purtroppo, aumenta il numero di biotipi. Da notare il fenomeno della resistenza al glifosate, poi.
Maurizio Sattin mostra, poi, le mappe di rischio dei comuni interessati da malerbe resistenti in grano che sono disponibili, in modo dinamico, sul sito del GIRE.
Si approfondisce, poi, con la mappa di resistenza al solo glifosate: per il lolium, i primi casi sono rilevati in Puglia, nel Salento.
Fonte: Maurizio Sattin, Convegno “Stato della resistenza ai prodotti fitosanitari”
Autore: Azzurra Giorgio
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