Nella stagione 2024-25 le semine di grano duro sono cresciute del 7-8%, con punte del 10% al Sud: questa è la percezione di CIA Agricoltori Italiani che, tramite Ivan Nardone (Area economica, nella foto), ha descritto a Grano italiano quanto emerge dalla sezione di prodotto cereali, dell’associazione di agricoltori. Nonostante la grande sofferenza dovuta alla siccità che ha colpito il Sud Italia, le superfici sembrano essere cresciute al contrario delle aspettative che si avevano a inizio stagione .
Sulla base dei dati che provengono da CIA Agricoltori Italiani, Ivan Nardone ci conferma: «abbiamo notato un aumento delle semine di frumento duro, con circa 100.000 ettari in più rispetto alla scorsa stagione: si parla di un balzo di circa il 7-8%, con punte del 10% registrate negli areali del Sud Italia. Qui ci aspettavamo un calo delle superfici, a causa della pesante siccità che ha pregiudicato i raccolti 2023-24, in particolare in Sicilia e Puglia. Al momento, però, stiamo osservando questa crescita a cui dobbiamo ancora attribuire le motivazioni di dettaglio: si tratta di un salto importante, considerando che le condizioni economiche in cui gli agricoltori sono costretti ad operare sono particolarmente difficili, tra prezzi del grano che permangono bassi e costi di produzione, come quelli dei concimi, che pesano sempre di più».
Il grano duro al Nord Est
Ivan Nardone prosegue: «la nostra percezione è che questi incrementi non provengono dagli areali del Nord Est, dove il grano duro era invece cresciuto nella scorsa stagione, con risultati però non soddisfacenti a causa del maltempo. Qui, oltre all’annata negativa, ci si aspettava anche soddisfazioni maggiori: al Nord, infatti, le potenzialità sono più alte in termini di rese ma sono anche elevati i rischi di veder deprezzato il raccolto per problematiche sanitarie dovute al meteo piovoso, come è avvenuto nella scorsa stagione».
Il tenero si conferma stabile
Le osservazioni di CIA Agricoltori Italiani sul frumento tenero, invece, sono di una sostanziale stabilità: «sul grano tenero ci risultano all’incirca le stesse superfici dello scorso anno che, comunque, erano già molto basse. Nella stagione 2023-24, infatti, si era toccato un preoccupante minimo storico, al di sotto dei 500.000 ettari. Abbiamo registrato, in ogni caso, una timida ripresa, intorno all’1,5%». Riferendosi, poi, alle qualità seminate, Nardone ci conferma «lo spostamento verso varietà maggiormente valorizzate dal mercato, come i frumenti di forza, anche se la piccola ripresa è registrata in generale un po’ su tutto il panorama delle qualità».
L’orzo da soddisfazioni
Seppur senza stravolgimenti nelle superfici, è da notare anche il ruolo che sta progressivamente assumendo l’orzo tra i cereali vernini, in particolare negli areali del Centro-Sud Italia. Ivan Nardone ci racconta che «lo scorso anno l’orzo ha dato soddisfazioni sia per le superfici destinate che per le produzioni raggiunte, confermandosi un cereale meno esigente e più rustico del frumento, anche grazie alla sua precocità. C’è una attenzione crescente, seppure con incrementi di pochi punti percentuali, verso questo cereale: sono emerse nuove opportunità per gli agricoltori, legate in particolare ai contratti di filiera con i maltifici che riforniscono importanti marchi, oltre la crescita dei birrifici agricoli ed artigianali». Negli ultimi anni, quindi, l’orzo si sta dimostrando una alternativa valida e remunerativa per i cerealicoltori italiani allo scopo di sopperire ai rischi delle instabilità nella coltivazione del frumento.
Autore: Azzurra Giorgio
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