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SI ALLA FILIERA

L’esperienza di uno stoccatore pugliese: filiera e programmazione per vincere la siccità

filiera foggiaSiamo tornati in Puglia, nella zona a sud di Foggia, per parlare con uno stoccatore di grano duro che ci ha offerto una interessante visione della cerealicoltura pugliese. Elio Lo Conte (nella foto), uno degli amministratori dell’azienda Pineta Srl, si occupa di commercio e stoccaggio di cereali con alle spalle una storia di tre generazioni. Il quadro che ci racconta è quello di una cerealicoltura in difficoltà, dopo la stagione particolarmente siccitosa del 2023-24, ma anche di agricoltori virtuosi che si impegnano in contratti di filiera e riescono a portare a casa risultati economici positivi. La chiave è la programmazione, con l’attenzione alle pratiche di coltivazione, anche all’interno dei contratti di filiera: sono aspetti che garantiscono di non incorrere in errori e di offrire una granella con le caratteristiche qualitative richieste.

 

Elio Lo Conte, ci racconta brevemente la vostra attività?

«La nostra azienda lavora nell’agro di Cerignola, in provincia di Foggia: siamo stoccatori, commerciamo cereali tra cui grano duro. La nostra forza sono le aziende agricole locali con cui stringiamo accordi per la vendita a mulini e pastifici. Lavoriamo con la maggior parte dei marchi nazionali di semola e pasta. La superficie di riferimento per la nostra attività è di 8.000 ettari coltivati a cereali, di cui oltre l’80% a frumento duro: parliamo di circa 250-300mila quintali di granella».

Tra i vostri fornitori e clienti, quanto sono diffusi i contratti di filiera?

«Circa la metà  dei produttori con cui lavoriamo sono legati a contratti di filiera con diverse aziende. Da diverso tempo proponiamo, ove possibile, questa soluzione per evitare le altalene di mercato e avere una certa stabilità dei prezzi. Alcune delle filiere in cui lavoriamo offrono un prezzo minimo garantito, in più c’è una premialità per il prodotto che risponde a certe caratteristiche. Nella maggior parte dei casi siamo proprio l’anello che lega la filiera a valle con l’agricoltore: ad esempio, stringiamo contratti con De Cecco e con Sgambaro. Lavoriamo anche con la filiera della Pasta Armando che richiede l’apposizione, sul contratto, delle firme di tutti gli attori coinvolti, agricoltore e stoccatore. Si tratta di un caso di grande trasparenza, in cui le condizioni sono visibili per tutti».

Incontrate un certo scetticismo verso la filiera tra i cerealicoltori?

«Un po’ di scetticismo c’è sempre… nel nostro caso, abbiamo uno zoccolo duro di aziende agricole che hanno verificato nel concreto il beneficio degli strumenti del contratto di filiera. In questi casi, viene ormai richiesto come una pratica necessaria. Gli agricoltori lo sottoscrivono perchè si sentono legati ad un progetto di cui fanno parte, come nel caso di Pasta Armando, o perchè preferiscono giocarsi il contratto di filiera come una doppia chance. In questo caso, qualora le caratteristiche qualitative della granella siano rispondenti alle richieste, ottengono una premialità che il libero mercato non garantisce».

Di che premialità stiamo parlando, in termini economici?

«Vi posso parlare della filiera di De Matteis, Pasta Armando appunto, che applica condizioni note: nella scorsa annata agraria il prezzo minimo garantito era di 39 euro al quintale; quest’anno siamo a 36 euro, in virtù di costi di produzione minori. Ovviamente questi livelli si raggiungono al rispetto dei parametri qualitativi richiesti e del disciplinare di produzione».

Nella scorsa annata agraria, come sono andate le cose nella zona di Foggia?

«Le difficoltà sono state tante, in particolare per i risultati di resa. Si è registrata una riduzione di circa il 60% della produzione. La zona a sud di Foggia che va verso il mare, dove ci troviamo, è stata la più penalizzata di tutte a livello produttivo. Quasi il 70-80% delle imprese ha registrato perdite economiche».

L’intervista proseguirà domani.

Foto di Elio Lo Conte

Autore: Azzurra Giorgio

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