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QUALE ECOSCHEMA “S’HA DA FARE”?

Gli Ecoschemi 4 e 5 dopo la semplificazione di Bruxelles

In due articoli abbiamo illustrato le novità apportate dalla semplificazione delle norme di condizionalità (leggi l’articolo su BCAA6 e 7 e quello su BCAA 8). I contenuti sono stati affrontati in un webinar organizzato dalla FIDAF (Federazione Italiana dei Dottori in Agraria e Forestali) che ha visto la partecipazione del Dott. Agr. Antonio Frattarelli, funzionario del Ministero (MASAF) coinvolto nei processi di negoziazione con l’Europa sulla semplificazione della PAC.

In questo articolo ci focalizziamo, in particolare sugli Ecoschemi che coinvolgono i cerealicoltori. Parliamo dell’Eco-4, “Sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento”, e dell’Eco-5, “Misure specifiche per gli impollinatori”. Lo facciamo con l’aiuto dei documenti divulgativi redatti dal MASAF.

Poco cambia sull’Ecoschema 4

Sull’Ecoschema 4 non vi sono variazioni, restando un regime volontario che si avvicina ad una misura agro-ambientale pagata, però, con i soldi del Primo Pilastro. Inizialmente era relativo ad un obbligo di avvicendamento almeno biennale attuato inserendo nel ciclo di rotazione, per la medesima superficie, almeno una coltura leguminosa o almeno una coltura da rinnovo. In seguito a numerose richieste da parte dei produttori, però, è lo stesso Antonio Frattarelli ad affermare che si è andato trasformando in una norma “ommibus”.

Questo anhce perè i medesimi benefici ottenuti con la rotazione possono essere raggiunti con altre pratiche, ad esempio con la coltivazione di erbai da foraggio come l’erba medica. L’estensione del campo di applicazione dell’Eco-4 ha portato a distribuire il medesimo budget iniziale su un pubblico ben più ampio rispetto a quanto previsto, addirittura del 270%.  Il risultato è aver raggiunto pagamenti di poco inferiori a 50 euro/ ettaro, cifre davvero ridicole rispetto a quanto previsto. Anche un intervento aggiuntivo di 2.5 mln di euro ha consentito di superare di poco i 60 euro, non di più

Motivo per cui le associazioni hanno chiesto ad Agea e al Ministero di consentire alle aziende di “uscire” dall’Eco-4, se richiesto. Cosa che è stata, effettivamente concessa.

Ecoschema 5: semplificazione a due livelli

Diverso è il caso dell’Ecoschema 5 che non cambia il suo titolo descrittivo ma si vede suddiviso in due livelli.

Il livello 1 richiama il primo requisito della BCAA 8 che, secondo quando stabilito dall’Europa, può essere dirottato sull’Ecoschema 5, prevedendo la destinazione del 4% dei seminativi aziendali a superfici improduttive, compresi i terreni lasciati a riposo. Questo, mantenendo maggiorazioni del livello di pagamento (+20%) in Zone Vulnerabili da Nitrati e Natura 2000.

Il livello 2, cosiddetto Ecoschema 5.2, corrisponde alla versione precedente, ovvero all’impegno a mantenere per i primi 9 mesi dell’anno (fino al 30.09) una parte della superficie destinata ad almeno 2 specie per impollinatori. Sono concesse anche specie la cui fisiologia prevede che il ciclo si avvii successivamente ai primi mesi dell’anno, ad esempio nel mese di marzo.

La novità del 2025, però, è che queste specie dovranno essere seminate con semente certificata: questo per la tendenza di molti agricoltori aderenti a lasciare incolti i terreni destinati all’Eco-5 nei primi anni di applicazione, rendendo difficile la verifica della preponderanza delle specie mellifere.

E’ importante sottolineare che prima del 30.09 non è possibile rimuovere la vegetazione nelle zone dedicate anche se è completamente secca, questo perchè è dimostrato che l’attività dei pronubi si esplica anche in queste condizioni. Diversamente, se è necessario per ordinanze comunali creare fasce antincendio, è possibile intaccare le superfici. Queste sono problematiche particolarmente sentite in ambienti particolarmente aridi in periodo estivo, come negli areali cerealicoli del Sud Italia e delle Isole.

Fonte immagini: FIDAF, MASAF.

Autore: Azzurra Giorgio

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