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IL VENETO VUOLE IL GRANO DURO

Semine di grano duro in Veneto: gli agricoltori dicono che si può fare di più!

Che sarà del grano duro in Veneto? Alcune settimane fa le previsioni erano di una riduzione delle superfici seminate, in seguito ai risultati poco incoraggianti della scorsa stagione. Abbiamo voluto chiederlo direttamente ad alcuni agricoltori della provincia di Rovigo: il quadro che emerge è positivo e ci mostra semine di frumento duro quanto meno stabili, se non in aumento rispetto alla scorsa annata. Il meteo complicato della stagione 23-24, infatti, non è bastato per raffreddare gli animi dei cerealicoltori che, anzi, sono stati invogliati dalle quotazioni in crescita e hanno confermato le semine. Questo, almeno nell’osservatorio della provincia di Rovigo. In attesa dei dati ufficiali delle semine, diamo voce agli agricoltori veneti e ascoltiamo anche come riescono a raggiungere ottimi risultati nella coltivazione del grano duro al Nord Italia.

Il Veneto deve scommettere sul grano duro

Arnaldo Bovolenta, agricoltore, imprenditore nel mercato delle sementi con la Produttori Sementi Polesani e trader per una grande azienda agroalimentare italiana, non ha dubbi: «il Veneto deve scommettere di più sul grano duro, incrementando le superfici e confermando la professionalità e le competenze nella coltivazione». Arnaldo Bovolenta, che lavora anche come tecnico per tante aziende del territorio, ha una visione molto ampia, dalla provincia di Rovigo a quella di Ferrara, ed è convinto che il territorio veneto sia particolarmente vocato alla coltivazione di frumento duro, in grado di offrire rese molto elevate sia in termini di quantità che di qualità.

Prosegue: «qui nella provincia di Rovigo la superficie destinata a frumento duro sta crescendo sempre di più negli ultimi anni: siamo in grado di fornire all’industria ottime produzioni, in particolare in termini di qualità molitoria che la filiera ci chiede. Considerate le nostre condizioni meteo-climatiche, dobbiamo investire molto sulla coltura e dedicare attenzione, con disciplinari molto attenti: le nostre tecniche di produzione ormai fanno invidia ai francesi, anche se c’è sempre da migliorare».

Le strutture sono fondamentali

Oltre alle pratiche di coltivazione in campo, Arnaldo Bovolenta ritiene che per garantire qualità e quantità nel grano duro sia fondamentale anche l’impiego di semente sana e certificata: «noi facciamo seminare grani trattati con conce sistemiche, non possiamo permetterci di avere perdite o di non soddisfare i nostri clienti con una granella poco sana. A questo scopo è importante anche che si investa sulla conservazione post raccolta: bisogna impiegare sempre di più silos, in sostituzione dei magazzini, dotati di tecnologie all’avanguardia che combattano i rischi più diffusi come le infestazioni di insetti parassiti. Mi riferisco, ad esempio, ai sistemi di raffreddamento che sono fondamentali, considerate le alte temperature che, ormai per tempi prolungati, si raggiungono sempre più spesso nei periodi estivi».

Semine 24-25 stabili per il duro

Abbiamo chiesto ad Arnaldo Bovolenta come è andata la stagione 23-24 per il grano duro nella zona di Rovigo: «la stagione 2023-24 ha avuto risultati sicuramente non tra i migliori ma variabili, un po’ a macchia di leopardo. Di certo chi ha seguito certi protocolli di produzione e non ha voluto risparmiare sui costi ha ottenuto una buona qualità e una buona resa produttiva. Questo a conferma che bisogna qualificarsi e gestire la coltura con attenzione, in particolare in una fase di cambiamenti climatici come la nostra». Secondo Bovolenta, quindi, gli agricoltori della provincia di Rovigo non si sono scoraggiati: «posso stimare che le superfici a grano duro siano confermate per la stagione 2024-25. Inizialmente le previsioni erano più pessimsitiche ma c’è stato un colpo di coda finale».

L’incremento del grano duro, secondo Bovolenta, sarebbe auspicabile anche in ottica strategica: «la crescita del grano duro potrebbe andare a sostituire il mais, una coltura molto esigente dal punto di vista idrico e con qualche nube all’orizzonte, considerata la domanda di carne nazionale e internazionale in declino. La tendenza che vedo, e che potrebbe essere interessante, è quella di seminare grani precoci o orzi e, con pratiche di agricoltura conservativa, effettuare semine di secondo raccolto di soia, ad esempio. Questo non solo ci permette di migliorare la qualità dei suoli, sequestrando carbonio e migliorandone la fertilità, ma ci inserisce nelle filiere emergenti nel nostro territorio, come quelle degli orzi da birra».

Autore: Azzurra Giorgio

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